• FacebookLogo
  • Instagram
 

Testi dell'incontro di venerdì 13 dicembre 2013.

Libretto in formato pdf.

In ascolto della Parola di Dio

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?".

(Mc 4, 35-41)

Testo della lectio proposta

 

La Parola di Dio ascoltata ci invita a compiere un passaggio… e l’invito viene direttamente da Gesù! Venuta la sera, Gesù  disse loro: Passiamo all’altra riva.

 

Se siamo qui è perché siamo disposti, desideriamo compiere questo passaggio! Un passaggio che fatto con il Signore è sempre passaggio di vita, di luce, di gioia, di pace (attenzione, però, non vita, luce, gioia e pace qualunque, ma pasquali, nel segno della Pasqua, di cui un significato è proprio passaggio).

 

Aiutami, Signore Gesù, a fare con te, ogni giorno, questo passaggio cui Tu mi inviti.

 

            Anche noi, Signore Gesù, ti prendiamo come i discepoli, così come sei (lo presero con sé, così com’era, nella barca). Ti prendiamo nella barca che è la nostra vita così come sei: esigente, forte, tanto appassionato di noi, appassionato di un amore che non riusciamo mai a riconoscere in tutta la sua grandezza; ti prendiamo con i tuoi occhi che ci fissano con amore per darci fiducia e coraggio; con la tua voce delicata e penetrante che ci chiama; con i tuoi gesti che nei sacramenti “toccano” la nostra persona e la nostra vita e ci scuotono, ci salvano, ci fanno vivere da risorti con Te.

 

            Ma, ci dice il Vangelo, ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.

 

Non vogliamo fermarci troppo sulle tempeste della nostra vita, le conosciamo già.

 

Noi, con Te, Signore Gesù, vogliamo fare il passaggio che ci chiedi.

 

Come si può fare questo passaggio?

 

Perché la paura, la sfiducia o la disperazione non prevalgano (il Vangelo dice che i discepoli dissero a Gesù: Maestro, non t’importa che siamo perduti?) ci chiami a riconoscere la Tua presenza.

 

A noi spesso sembra che tu dorma, non sia presente nella nostra vita, e invece ci sei!

 

Siamo vicini a Natale: Tu ti sei caricato di questa nostra carne, di questo nostro cuore, del nostro dolore, delle nostre apprensioni, delle nostre paure, dei nostri slanci e dei nostri desideri di vita vera… Se tu ci sei, Signore Gesù, anzi se Tu accresci la mia povera fede io posso accorgermi della tua presenza, il vento tace e il mare si calma, si vince la paura e torna la Pace.

 

Pace è la tua presenza, sempre e comunque.

 

È con questa pace che tanti testimoni prima di noi hanno attraversato le tempeste e le gioie della vita.

 

            Vengono in mente, liberamente riprese, alcune parole di San Paolo: se saremo in Pace, cioè se non saremo mai separati da Te, Signore Gesù, che cosa potrà toglierci la Pace? L’angoscia, il male di vivere, la sfiducia, la delusione, il fallimento, le mie fragilità o debolezze? Ancora: che cosa ci toglierà la Pace? La gloria personale che mi fa pensare di essere un semi-dio, la soddisfazione per il fatto che tutto va bene, il terrore che succederà qualcosa che rovinerà tutto quello che mi sono conquistato, le mie abilità che mi fanno pensare che la buona riuscita delle cose è merito mio?

 

Nulla di tutto ciò mi potrà togliere la Pace, perché il legame con Te è più forte di tutte queste minacce.

 

Sì, anche le cose belle, se non vissute uniti a Te, sono come minacce e tolgono la Pace.

 

            Spesso, Signore Gesù, non siamo disposti ad attraversare la tempesta insieme a Te e perciò ci anestetizziamo, cerchiamo cioè un po’ di benessere momentaneo nelle difficoltà, trovando il modo per dimenticarcele almeno finché si può.

 

Ma la tempesta va attraversata, stando uniti a Gesù, lasciandoci “fare”, plasmare, rimodellare da Lui.

 

Pensiamo, come esempio, alla tempesta che possiamo vivere quando le nostre relazioni sono fatte solo di emotività o di passione sregolata.

 

In questo caso la tempesta, possiamo darle il nome di crisi, introduce una nuova possibilità, è come un dolore da attraversare che si rivela fecondo (porta frutto); ci può aiutare a passare da una relazione sregolata e ultimamente egoista, ad una relazione più vera, più capace di dono, più attenta al bene dell’altro, insomma una relazione “secondo Cristo”.

 

Le crisi sono inevitabili (sarebbe sbagliato fuggirle a tutti i costi o negarle) e vanno colte come occasione di crescita verso Cristo, a livello non solo individuale ma anche sociale (speriamo avvenga anche per questa crisi globale che stiamo vivendo).

 

Nella crisi possiamo crescere in atteggiamenti in cui spesso siamo troppo deboli: possiamo imparare a resistere, a lottare nella prova, ad agire con coraggio.

 

Le crisi mettono in discussione il nostro rapporto con il mondo e la vita, ci invitano a cambiare e tornare all’essenziale, resistendo alla tentazione di assumere gli atteggiamenti degli egoisti e degli arroganti, e facendo nostri i valori forti e controcorrente della solidarietà, del servizio, del perdono, della pazienza, della sobrietà.

 

La crisi è occasione di intelligenza («L’uomo che non ha alcuna crisi non è in grado di giudicare nulla») e di azione responsabile. La crisi sollecita la nostra libertà e attende la nostra risposta.

 

            Se la Pace che ci dà Gesù non ha nulla a che vedere con gli alti e i bassi della vita (successi e soddisfazioni o sconfitte e fallimenti), ma si fonda sull’essere sempre uniti a Lui, allora c’è anche una particolare, frequente situazione della nostra vita in cui possiamo fare esperienza della Pace, non come la dà il mondo, ma come ce la dona Gesù Risorto e vivo. Si tratta di quando abbiamo peccato, di quando ci siamo ingannati sul come essere persone libere, di quando abbiamo sprecato o non speso bene i nostri talenti. Anche in questi momenti si può, per iniziativa e dono di Dio, ritrovare la pace ed essere in pace. Ciò avviene in quel movimento interiore che ci porta a riconoscere la nostra colpa, chiedere perdono al Signore e farci accogliere e liberare da Lui. Nel sacramento della Riconciliazione si rinnova l’alleanza, l’unione con il Signore, proprio in quel momento della mia vita in cui mi sono e mi sentivo perso, e così si riapre il futuro, si riaccende la speranza, ritrovo me stesso, torna la pace. La formula di assoluzione esprime questa realtà chiaramente: Dio Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.

 

            Un’ultima considerazione. C’è un momento della vita in cui il Signore, partendo da certe inquietudini che ho dentro, mi invita a fare un passaggio particolare (torniamo all’inizio del brano, ma ora per andare alla conclusione).

 

Questo passaggio potrebbe essere definito la crisi vocazionale.

 

Per trovare la pace, in questa situazione sono invitato ad affrontare seriamente le inquietudini e le domande che ho dentro, confidandomi con qualcuno e lasciandomi consigliare.

 

Se, come si diceva anche prima, la Pace che ci dà Gesù non ha nulla a che vedere con gli alti e i bassi della vita, ma è essere sempre uniti a Lui, è fondamentale essere con Lui conoscendo e facendo la volontà del Padre (proprio come ha fatto Gesù).

 

Conoscere e fare la volontà di Dio mantiene nella pace, nella verità, nell’autenticità della vita.

 

Se siamo nella volontà di Dio, perseverando con verità in qualche decisione presa, magari non facile, anche nelle prove, anche nell’aridità, viviamo una profonda pace interiore.

 

Signore Gesù, aiutati dalle parole del Salmo e di San Francesco, vogliamo dirti: io credo che nella tua volontà è la mia gioia, che nella tua volontà è la mia pace.

 

Donami di desiderare, ogni giorno, di fare la tua volontà nel vivere il lavoro, lo studio, le relazioni. Donami di essere sempre con Te. Donami di accogliere le inquietudini e le domande che ho nel cuore per accettare di fare con Te il passaggio verso la verità e la pace. Aiutami a trovare il mio posto accanto a Te, quel posto (vocazione) nel quale, stando unito a Te, posso amare al meglio vivendo nella tua pace.

 

Fammi capire, Signore, Gesù; fammi capire e fammi camminare; fammi capire, fammi camminare, fammi agire. Unito e insieme a Te, se non sempre posso capire, sempre però posso camminare, sia che splenda il sole, sia che si scateni la tempesta.

 

Share

Mondo S: Ultimi numeri

 
 
Back to top