“L’amore non esiste” – dice una canzone, che forse anche voi avete ascoltata! Il testo non è di facile interpretazione. Ma io lo interpreto così: non esiste l’amore in sé; come pura idea, come un principio teorico, come una realtà astratta… La canzone, ad un certo punto, dice: “Esistiamo io e te”. Quasi a dire – ma l’interpretazione è mia e me ne assumo la “responsabilità” – che l’amore può esistere solo nella concretezza dell’esistenza, nella relazione, nel rapporto di due – o più – persone, con un nome e un cognome. Lì, l’amore esiste, dove delle persone si amano. Altrimenti è tutto un discorso di paglia. Un vano chiacchiericcio. Uno stormir di fronde.
Per questo, se si vuole parlare dell’amore, senza finire in discorsi ubbiosi, bisogna essere concreti. E allora vorrei che ci chiedessimo, questa sera, dove abbiamo visto o abbiamo vissuto l’amore, dove abbiamo potuto scorgerne la bellezza? Ripeto: dove abbiamo visto o abbiamo vissuto l’amore? sì, noi. nelle nostre esperienze. nelle nostre vite. così come sono, umili o grandi che siano! Perché se lo abbiamo visto o vissuto o ricevuto o dato, ne potremo parlare. «L’amore si insegna soltanto amando», disse un saggio… L’affermazione è inoppugnabile – dal mio punto di vista.
Ho provato – nel mio – a ripensare dove ho visto la bellezza dell’amore. L’ho visto nel tenersi per mano di due sessantenni, sposi da quarant’anni. In uno scampolo di passeggiata in montagna, fugaci, si tenevano per mano. Questa foto mi si è impressa nel cuore. Così come l’ho visto nelle parole di quella persona ammalata, un uomo, verso i settanta, che approfittando dell’assenza della moglie mi disse, narrandomi di quanto lei si stesse prendendosi cura di lui: «In tutti questi anni, non ci siamo mai mancati di rispetto. Sai, perché la famiglia è vita». Oppure, l’ho visto in quell’uomo anziano, che dopo alcuni mesi dalla perdita della moglie, mi dice, piangendo: “E’ dura, sai, mi manca”! Non è forse bello un amore tra un uomo e una donna, che sfida il tempo e la fatica della durata, passando attraverso i guadi e gli agguati del giorno dopo giorno? L’ho visto negli occhi di un giovane sposo: nella tenerezza con cui teneva la mano della propria consorte, nelle sue ultime ore di vita. Mi diceva: “L’abbiamo accompagnata nel miglior modo possibile al suo incontro con Dio. E questo mi dà una profonda serenità”. L’ho visto nelle lacrime e nelle parole di un operatore dell’OPSA di Sarmeola vicino Padova, la Casa della Provvidenza, che accoglie più di cinquecento disabili. Durante una messa mattutina, partecipata dagli ospiti della casa e dai volontari, a questo operatore – sulla cinquantina – cominciarono a scendere – copiose – delle lacrime. Una suora gli chiese: “Tutto bene? Cosa succede?”. E lui, con un sorriso, rispose: “Madre, è l’amore”. L’amore per il Signore o per i disabili o per qualche altro motivo, che gli era baluginato in mente, o per tutto questo messo insieme: in ogni caso, “Madre, è l’amore, che – continuerei io – mi fa piangere di gioia, di commozione; è l’amore che mi allarga il cuore a dismisura e mi fa sentire una piccola cosa, ma nelle mani di Dio, in comunione con tutti gli altri, che finalmente riconosco per quello che sono: cioè, fratelli”! Fratelli, cioè, prossimi a me. Legati a me, soldali con me: “Fratellino, tu e io siamo dello stesso sangue”.
Così, di getto, mi sono venute in mente queste immagini, questi scatti fotografici, ben impressi nella mia mente. Volti definiti, con nomi e cognomi. Sì, l’amore non esiste. Esistono queste persone che fanno accadere l’amore. Lo rendono reale. Effettivo. “Esistiamo io e te”. Esistiamo noi, che con le nostre emozioni, le nostre decisioni, le nostre scelte… permettiamo all’amore di esistere in noi.
Ma c’è anche un altro Amore. Che forse facciamo fatica talvolta a vedere. Sembra – in vero – nascondersi. Celarsi ai nostri sguardi curiosi e pronti a carpirlo: è l’amore di Dio. Come prima chiedo: sappiamo di cosa stiamo parlando? Abbiamo mai visto, percepito o sentito l’amore di Dio? Un conto è vedere una croce. Un conto è leggere un brano biblico, evangelico. Un’altra cosa è sentirsi toccati, interpellati… Insomma, amati da Dio. Hai mai sperimentato – ed è la seconda domanda di questa sera – qualcosa dell’amore di Dio per te? Hai mai provato qualcosa che possa definirsi “sentirsi amati da Dio”?
Vi leggo un passaggio di una testimonianza di un caro sacerdote, non più giovanissimo, che secondo me esprime abbastanza bene quello che potrebbe essere anche la mia esperienza: «Durante gli anni delle elementari, capitava che, oltre alla partecipazione al gioco, stavo per un certo tempo da solo al lavoro dei campi e passeggiavo sovrappensiero. Stavo tra me e me a lungo. Guardando attorno e l’orizzonte, avvertivo una presenza misteriosa e benefica, affidabile e dolce. Anche ora mentre scrivo a distanza di molti anni, la risento. Non mi sentivo mai solo. Avvertivo questa presenza nelle piante e negli animali, nel sole e nelle stelle, nel vento e nei temporali, nel creato, nel mio stesso cuore di bimbo che ascoltava… Soprattutto sentivo questa presenza dentro di me, nel mio intimo. Quando ero sicuro di non essere visto, a volte incrociavo le braccia sul petto, a lungo, come per trattenere tale presenza. E mormoravo questa preghiera, imparata da mia mamma e poi al catechismo: “Grazie, Signore, sei davvero grande e buono”».
E’ un’esperienza di un bambino… Ma a questa esperienza – o nei suoi dintorni – bisogna arrivare per parlare della bellezza dell’amore di Dio. Bisogna arrivare ad un incontro personale con il Signore, tanto da sentirne la presenza. Tanto da commuoversi per il suo passaggio, per la sua vicinanza. Avete mai fatto qualche esperienza del genere? Avete mai sentito il Signore come un tu, come una presenza, come una relazione viva, dinanzi alla quale “sciogliersi” e “sciogliere” i nodi dei dubbi e dell’indifferenza, che talvolta ci raffredda e non ci fa “sentire” fratelli?
Se ripenso alla mia vita ci sono stati momenti così. Non molto numerosi, forse, ma – anche questi – sono lì, limpidi nella mia memoria, incisi nel mio cuore. Come degli squarci di luce. Come dei momenti in cui – finalmente – tutto diventa chiaro e vien da dire: “Sì, è proprio così!”.
Molto più eloquente della mia esperienza di fede, sono le parole di Blaise Pascal, nel suo “memoriale”. Parlano di un incontro a fuoco, con Dio: una scoperta abbacinante e improvvisa, grazie alla quale, per quest’anima grande e assetata di verità, tutto diventa – finalmente – chiaro, come davanti ad una fiamma, come dinanzi ad un roveto fiammeggiante: «L’ANNO DI GRAZIA 1654. Lunedì, 23 novembre, giorno di S. Clemente papa e martire, e d’altri del martirologio romano… Dalle dieci e mezza, circa, di sera, fino a mezzanotte e mezza circa.FUOCO.Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe.Non dei filosofi e dei dotti.Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.Dio di Gesù Cristo.«Il tuo Dio sarà il mio Dio».Oblio del mondo e di tutto, tranne Dio.Non lo si trova che per le vie insegnate dal Vangelo. Grandezza dell’anima umana.«Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto».Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia.Io me ne sono separato; Dio mio, mi abbandonerete?Che io non ne sia separato in eterno.«Questa è la vita eterna, ch’essi ti conoscano solo vero Dio, e Colui che tu hai mandato, Gesù Cristo».Gesù Cristo.Gesù Cristo.Io me ne sono separato: l’ho fuggito, rinnegato, crocifisso. Ch’io non ne sia mai separato.Non lo si conserva che per le vie insegnate dal Vangelo…».
E altrettanto folgorante è l’attestazione di fede di Paolo, in un passaggio della lettera ai Romani: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore».
Esperienza folgoranti dell’amore di Dio, vissuto percepito dall’uomo. Forse non così, non in questi termini fiammeggianti, ma qualcosa di simile può essere accaduto anche a noi. Magari leggendo una pagina del vangelo, come quella che abbiamo ascoltato, o mettendoci di fronte alla croce di Cristo, che è l’espressione dell’amore di Dio per l’uomo… A quanti il crocefisso “parla” e rivela la vicinanza di Dio, magari in un momento di sofferenza! Oppure apre una breccia su un mondo “altro” e svela qualcosa della bellezza dell’amore di Dio? Non fu così forse per san Francesco?
Io credo che l’amore – quello vissuto e reale, non i discorsi sull’amore – rende bella la vita. E’ l’amore che ci strappa all’indifferenza e al freddo della distanza e dell’anonimato! Forse amare non ci è così abituale. Non ci capita sempre. A volte abbiamo conosciuto delle smentite. Errori nostri o degli altri, che ci hanno fatto dubitare dell’amore. Forse altre volte il Dio tanto atteso non si è rivelato ed è rimasto silente.
E tuttavia, sono quei momenti, quelli in cui l’amore accade, che danno senso a tutto. Un po’ come dice un altro cantante, nell’ultima strofa di una nota canzone: “Nella terra degli uomini,dove suona la musica,l’amicizia si genera,dove tutto è possibile,dove un sogno si popola,la chitarra sia elettrica,e risuona gli armonici,dove ridono i salici,dove piangono i comici,e la forza si amplifica,ed ilsangue si mescola,e l’amore è una trappola…Mica sempre però???Qualche volta ti libera,e ti senti una favola,e ti sembra che tutta la vita non è solamente retorica,ma sostanza purissima,che ti nutre le cellule,e ti fa venir voglia di vivere fino all’ultimo attimo”.