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Gesù, in cammino verso Gerusalemme, è raggiunto dal grido di dieci lebbrosi, uomini esclusi dalla vita sociale e anche da quella religiosa. Insieme pregano Gesù ed egli, appena li vede... Sorprende questo dettaglio: sembra quasi che Gesù senta l’ansia di guarirli. Se riuscissimo, almeno per un momento, a percepire il desiderio ardente di Gesù di darci la sua vita, forse ci fideremmo di più di lui e avremmo il coraggio di abbandonarci alla sua volontà.

I lebbrosi vengono purificati non quando arrivano dai sacerdoti, ma mentre andavano: se la fede è un cammino, per la guarigione non si deve aspettare di raggiungere la mèta. Se si cammina in cerca di Gesù, in nome suo o per comando suo, si è su una strada buona e promettente; magari anche difficile o impervia, ma è quella giusta.

Su questa strada si avanza se si è capaci di riconoscere e di ringraziare. Solo colui che è tornato a ringraziare Gesù per la guarigione è anche salvo: come dire, nella mia vita posso aver ricevuto anche mille doni, ma se non so riconoscere il Donatore, se non so dire grazie, vivrò da risentito, il mio cuore non guarirà, si indurirà e chiuderà.

Un eccomi generoso, libero e gioioso alla chiamata del Signore può sgorgare solo dalle labbra e dal cuore di chi, teneramente abbandonato nelle braccia del Padre, si riconosce debitore, di tut­to.

 

 

Prendi, Signore, e ricevi
tutta la mia libertà,
la mia memoria,
la mia intelligenza
e tutta la mia volontà,
tutto ciò che ho e possiedo;
tu me lo hai dato,
a te, Signore, lo ridono;
tutto è tuo,
di tutto disponi
secondo la tua volontà:
dammi solo il tuo amore e la tua grazia;
questo mi basta.

S. Ignazio di Loyola

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