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Metterci la faccia

“Questa immagine di chi è?”, chiede Gesù ai farisei guardando la moneta che serviva per pagare il tributo all’imperatore. Potremmo parafrasare: “Chi ci ha messo la faccia?”. I farisei rispondono tronfi: “Cesare!”. Non pagare la tassa sarebbe un segno di rottura e metterebbe a repentaglio la comunità d’Israele, sottoponendola al rischio di rappresaglie violente da parte dei dominatori. È dunque una necessità per il bene sociale pagarla, pena l’essere esclusi o considerati nemici e perdere la pace. Gesù questo lo sa: se non ti dai da fare a rispettare i tuoi doveri e a curare le relazioni, allora perdi la tua dignità, il tuo valore, la tua appartenenza. Ma il Signore ricorda che c’è anche un'altra “moneta” messa in circolazione, che non va assolutamente trascurata perché ancor più preziosa per la gioia, le relazioni e la pace con se stessi, con gli altri e con un altro Sovrano: Dio. Infatti tale moneta porta impressa l’immagine del Re dei Re. Ora, se pagare il tributo a Cesare significa rendergli, restituirgli le sue monete, la roba sua, cosa restituiremo a Dio stesso? Che cosa è di Dio? Che cosa gli appartiene di noi? Restituire a Dio ciò che gli appartiene significa riconoscere che egli è Signore di tutte le cose, a partire dalla vita umana creata a “sua immagine e secondo la sua somiglianza” (Gen 1,26). Abbiamo da riconoscere che il nostro valore inestimabile proviene da lui, dal suo amore che crea perché ama e ama chiamando per nome ciascuno. Il Signore ci mette la sua faccia , si compromette con noi, rischia perché la posta è alta e preziosa come una vita intera. Come ci mostra nella sua Pasqua! Ecco perché la faccia della moneta della nostra vita porta il profilo del Figlio di Dio: siamo chiamati ad assomigliare sempre più, con tutto noi stessi, alla sua immagine originaria e bella secondo il disegno di Dio Padre. Accogliere e comprendere la propria vocazione specifica è l’unico modo di restituire a Dio quel che è di Dio, secondo il conio unico di una moneta speciale e preziosa: la nostra vita donata. Mettiamoci la nostra faccia!

Donami di imitare la tua bontà

 O Signore nostro Dio, Cristo, tuo Figlio

ci ha rivelato il più grande desiderio del tuo cuore di Padre

quando ci ha chiesto

di imitare la tua bontà con queste parole:

«Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).

Mio Dio e Padre mio,

voglio donarmi totalmente a te,

perché nella mia vita risplenda

la perfezione del tuo amore.

Concedimi di imitare

la tua misericordia,

la tua pazienza e la tua bontà,

che fa sorgere il sole

sui buoni e sui cattivi.

Padre santo,

che mi hai creato

a tua immagine e somiglianza

ti prego di imprimere

nella mia anima

la perfezione della tua santità.

San Giovanni Eudes (1601-1680)

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