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Non sempre la prima risposta è quella giusta. Non sempre abbiamo la prontezza d’animo e la disposizione interiore tale da dire un sì convinto e sicuro alla volontà di Dio Padre. Anzi, molto spesso diciamo di no! Come il primo dei due figli della parabola raccontata da Gesù.

E allora la questione in gioco non si risolve in un corale apprezzamento del primo figlio perché alla fine obbedisce e agisce. Non si può fare solo del moralismo su questa parabola, da riassumere in un spontaneo: “Che bravo ragazzo!”.

La parabola ci mette davanti la possibilità che abbiamo di dire di NO al Padre e alla sua volontà. Ma la parabola ci insegna anche il valore dell’attesa del Padre. Per certe risposte alla volontà di Dio ci vuole del tempo, deve passare del tempo perché la risposta diventi positiva. È il tempo che bisogna far scorrere sia per noi stessi sia per gli altri durante il quale compiere il cammino di conversione che cambia la nostra prima risposta negativa in quella positiva, la seconda, quella buona!

E la risposta buona è quella che fa correre in avanti, che fa recuperare il terreno perduto, che fa superare anche i bravi ragazzi, come faranno le prostitute e i pubblicani con noi, se ci accontentiamo solo di una superficiale e poco convinta risposta.

Anche la seconda risposta può essere quella buona, se sappiamo attendere nel Signore.

Signore, sovente non attendo niente o attendo cose.
E mi ritrovo con il cuore vuoto.
Risveglia in me il desiderio di attendere le persone.
Di attendere te.
Dammi capacità di decifrare l'inquietudine
che sempre mi prende:
è la tua voce che mi invita a desiderare il nuovo.
Fa' che senta nell'aria il profumo
della tua dolce presenza.
Tu, l'amico vero che mai mi abbandona.
Tu, mio futuro sognato
e già divenuto realtà.
Perché a te è cara la mia esistenza.
Vieni, Signore, nel mio quotidiano!

Guido Novella, Il tempo dell'uomo nel presente di Dio

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