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SacroCuore2

Abbiamo da poco celebrato una ricorrenza particolarmente cara al nostro Seminario, la solennità del Sacro Cuore di Gesù, cui è dedicata la Cappella grande. In essa, sopra il tabernacolo, vi è proprio una pala del Sacro Cuore di Cima da Villa di Villa. In occasione di questa festa, una delle intenzioni dell’Apostolato della Preghiera del mese di giugno appena trascorso invitava a chiedere al Signore che “i sacerdoti siano veri amici di Gesù, per condividere gli ideali e i sentimenti del suo Cuore”. In questa preghiera così formulata troviamo davvero una sintesi significativa del senso del cammino formativo dei seminaristi, ma anche della direzione verso cui la vita cristiana di ciascuno di noi è chiamata ad incamminarsi giorno per giorno. Lo Spirito Santo, nel giorno della Cresima, scende su di noi per “conformarci” a Cristo. Conformarci, cioè trasformarci perché la nostra vita abbia sempre di più la “forma” della vita di Cristo. Potremmo pensare che, per andare al sodo, sia prioritario domandare di compiere le azioni di Gesù. Eppure, chiamando in causa gli ideali e i sentimenti, si è molto più completi e concreti di quanto si possa pensare. La nostra chiamata a seguire Gesù deve sì portarci a un fare, ma perché questo fare non risulti ambiguo o inconsistente, occorre passare attraverso il cuore, purificare la sorgente che ci muove ad agire. Il Sacro Cuore di Gesù si dona a noi per dilatare il nostro cuore, farci sognare in grande, renderci attenti alle richieste del prossimo, farci ardere di passione per la vita. Gli ideali di Cristo ci spingono a non accontentarci mai del nostro piccolo orto, ma a voler ospitare le tante quotidiane grida, sofferenze, fatiche di ogni uomo che vive su questa terra. Gli ideali di Gesù non coinvolgono pochi, ma abbracciano tutti. I sentimenti, poi: a volte ci lasciamo dominare da quello che chiamiamo sentimento (mi sento di, ho voglia di) oppure, per reazione, ne siamo diffidenti perché ci pare instabile o passeggero. I sentimenti di Gesù, invece, sono profondamente radicati nel profondo della sua esistenza, toccano i suoi “centri” decisionali, si sedimentano e diventano stabili, affidabili e definitivi orientamenti di vita, costi quel che costi. Ecco perché curare gli ideali e i sentimenti del proprio cuore è fondamentale per un prete e per ciascun cristiano: in molti momenti (la maggioranza) siamo chiamati a vivere situazioni in cui non ci è richiesto un fare, ma l’ascoltare, l’accogliere, lo stare vicini, il condividere, il  relazionarci, l’andare incontro. Per vivere con spessore umano e cristiano tutto ciò risulta decisivo quello che abbiamo nel cuore, quello che ci abita nel profondo ed è entrato a far parte della nostra identità. Di conseguenza, anche il fare sarà caratterizzato da naturalezza e da una bella spontaneità. Preti e cristiani con gli ideali e i sentimenti del Cuore di Cristo, ricordando un aspetto sul quale tanto insiste papa Francesco, sono preti e cristiani che hanno nell’intimo una gioia contagiosa.

 

don Alessandro Ravanello con l’équipe del Seminario

 

(pubblicato su L'Azione del 6 luglio 2014)

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