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SdP13-14 100voltetanto
Libretto e testo della lectio proposta alla Scuola di Preghiera dell'11 ottobre 2013. Il testo della lectio è disponibile anche in formato pdf.

Quanta soddisfazione avremo?

Brano di riferimento: Lc 5,1–11

Lo vedete questo? E’ un sasso… non tra i più belli, ma è un sasso
importante. E’ un “amico” per me! Ogni tanto mi piacerebbe sapere
quello che pensa, quello che ha visto, che idea si è fatto lui… che idea
si è fatto lui di Gesù. E’ un sasso speciale per me, perché l’ho raccolto
qualche anno fa sulle rive del lago di Galilea, dove Lui, il Maestro, ha
incontrato Simone, gli ha una dato una bella soddisfazione con una
pesca abbondante e alla fine gli ha cambiato il nome – Pietro! – e lo
ha fatto “pescatore di uomini”! Non so se anche questo sasso fosse
presente quel giorno… ma sicuramente, di Gesù e di quei fatti, ha
sentito parlare e ora forse ce li rende più vicini. Sì, perché quei fatti ci
riguardano, ci intrigano… quei fatti siamo noi!
Allora, Signore: parlaci! Parla ai nostri cuori, parla alle nostre
vite… parlaci, come soltanto Tu sai fare: con il linguaggio dell’Amore!
(…).
Effettivamente, è proprio l’Amore a fare la differenza, più che le
parole. Quanta soddisfazione avremo? E’ il titolo che abbiamo dato a
questo primo incontro della Scuola di preghiera. Ma se siamo onesti è
anche una domanda che, più o meno consapevolmente, abita il
nostro cuore. Quanta soddisfazione avremo? Sì, ce lo chiediamo 2

spesso: davanti ad un piccolo lavoretto da fare in famiglia, oppure ad
un servizio che ci viene chiesto in parrocchia, davanti ad una
proposta di studio o di lavoro… Beh, se mi piace, lo posso anche fare;
oppure Non lo faccio, non mi diverto; e ancora Meglio di no, si fa
troppa fatica! Appunto: quanta soddisfazione avremo?

Beh, i nostri amici – il gatto e la volpe – hanno messo a fuoco
bene, mi pare, il problema. E ci hanno anche proposto una soluzione,
una “facile soluzione”: dare un nome ai propri desideri (successo,
bellezza, sesso, denaro); soddisfarli e poi, ovviamente, pagare chi ti
ha fornito la “via della felicità”, pagare chi ti vende la felicità!
Progetto facile, troppo facile… progetto costoso, troppo costoso!!!
Inserire la monetina dei nostri desideri immediati e cliccare il
bottone della slot machine è troppo facile… ma è anche troppo
costoso: inserisci e schiaccia, inserisci e schiaccia, inserisci e
schiaccia ancora… ma le monete non arrivano. Voti sempre più alti
all’università, per una laurea sempre più prestigiosa; la ragazza
sempre più bella dell’ultima con cui sono stato insieme; “fare
l’amore” con lei, dopo qualche mese che l’ho conosciuta, senza farmi
troppi problemi; complimenti sempre più espliciti alla mia persona,
approvazioni da una parte e dall’altra – Bravo! Bene! –; prendere le
cose che mi piacciono e lasciare quelle che mi chiedono un po’ di
fatica; evitare di farmi domande sulla chiamata che il Signore mi
rivolge… inserisci e schiaccia, moneta dopo moneta, ma la quiete non 3

arriva, la “vera soddisfazione” non arriva. E la mia vita, che ha
imparato a funzionare come una slot machine, sembra ad un certo
punto dirmi: Dai! Ancora una volta, ancora una moneta… è la volta
buona, manca poco, ancora una moneta! Ma le monete continuano a
non arrivare.

Credo che anche Pietro intendesse esprimere un sentimento di
questo genere quando ha detto a Gesù: “Abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla” (v. 5). Un sentimento come quello di
Pietro forse giace muto e inconsapevole anche dentro ciascuno di
noi. Forse non ce ne siamo ancora accorti; forse soltanto abbiamo
paura che ci sia; o forse sappiamo che c’è, ma abbiamo vergogna di
dircelo, perché troppo vera ed insopportabile potrebbe apparire
quella confessione. Quella parola è taciuta, ma il suo messaggio
inquietante intralcia comunque la trama confusa della nostra vita.
Questo veramente ci affatica:
 il non sapere con esattezza cosa o chi cercare, per essere davvero
felici;
 il tentare continuamente l’una o l’altra esperienza, senza mai
avere la certezza che essa sia quella giusta, quella giusta per
essere davvero contenti, appunto, e dunque pronti a tornare
indietro, rassegnati, al primo segnale di fatica o di insuccesso Più
di qualche volta capita ad un giovane che entri in comunità
vocazionale di sentirsi dire: guarda che se non ti trovi bene, puoi 4

sempre tornare indietro! O a due giovani che vogliano sposarsi:
provate, poi se non va potete sempre lasciarvi! Che tristezza… altro
che soddisfazione!
Questa è la via sicura per giungere ad un vicolo cieco: la vera felicità
non esiste; la mia vita non serve a niente!
Attenzione! La vita non è una slot machine! La soddisfazione che
cerco – quella vera – non è la soddisfazione piena e incontestata dei
miei desideri immediati di potere, di sensualità, di prestigio, di
considerazione da parte degli altri, di bellezza e di benessere… C’è
qualcosa in più… ci deve essere qualcosa in più: il mio cuore non può
accontentarsi di 30 o di 50, neppure di 90… lui vuole 100! Ma
appunto, è un fatto di cuore, è una questione di Amore con la A
maiuscola.

Pietro questo Amore lo ha incontrato, proprio quel giorno, sulle
rive del lago di Galilea. Sì, in Gesù, quell’Amore di Dio Padre che
cambia i cuori e le vite, Pietro lo ha conosciuto, lo ha ascoltato, ci ha
parlato insieme… alla fine lo ha seguito, lo ha scelto e con Lui si è
giocato la vita… fino alla Croce, fino al sepolcro vuoto.

Ma perché lo ha fatto? Cosa gli è saltato per la testa? Cosa è
successo nel suo cuore, dopo quella notte di fallimento?
5

Pietro ha rinunciato a leggersi con i suoi stessi occhi, per
lasciarsi leggere dallo sguardo e dalle Parole di Gesù. Dentro il
cuore di ciascuno di noi ci sono molte cose che in nessun modo
possiamo conoscere… tanti desideri che rimangono senza voce e
senza nome e che noi non riusciamo a soddisfare, perché sono
più grandi di noi. Perché non restino nascosti, ci vuole una parola
da fuori, che sia capace di rivelarli ai nostri occhi: ci vuole la
Parola del Signore Gesù: “Prendi il largo e gettate le vostre reti
per la pesca!” e poi ancora: “Non temere; d’ora in poi sarai
pescatore di uomini”. Questo ero il vero desiderio di Pietro:
diventare “pescatore di uomini”. Non lo avrebbe mai saputo, se
Gesù non glielo avesse detto chiaramente. Per questo buttava la
rete a tentoni… ed era affaticato, perché non prendeva nulla.
Stasera, il Signore Gesù ci dice: “Getta ancora le tue reti, ma
sulla mia Parola. Giòcati… ma sulla mia chiamata. Prendi il
largo… ma verso dove io ti indicherò! Basta andare a
tentoni!” E noi, cosa gli rispondiamo?

Se questo è vero, allora la ragione ultima della stanchezza e del
malumore di Pietro non era semplicemente la pesca fallimentare
di quella notte, ma piuttosto la sensazione che la sua vita non
servisse a niente, soprattutto non servisse a nessuno. Forse gli
sembrava che nella sua vita non ci fosse nessun motivo da poter
giustificare una dedizione di sé nell’amore. Tutto quello che 6

faceva, Pietro lo faceva in mancanza di meglio, ma senza grande
convinzione. Allora fare qualcosa di significativo per gli altri,
tanto più per un personaggio importante come Gesù, gli è parso
un grande sollievo, quella mattina. E credo che nel suo cuore si
sia accesa limpida e luminosa una certezza: anche la mia vita
serve a qualcosa, anch’io posso dedicarmi ad un Amore Grande!
Stasera, Gesù dice ai nostri cuori: “La tua vita mi serve. Io ti
amo, la tua vita mi serve. Me la potresti dare, per piacere? Mi
daresti una mano a salvare gli uomini?” E noi, cosa gli
rispondiamo?

Un ultimo pensiero, Pietro ci suggerisce… ed è un pensiero che ci
colpisce, che addirittura ci inquieta. Alla vista della rete piena di
pesci, egli si getta alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore,
allontanati da me, perché sono un peccatore!”. Non sarebbe
servito a nulla se Gesù si fosse allontanato da lui; Pietro era già
tanto distante da Gesù… troppo distante! Eppure quella distanza
diventò motivo di prossimità, di vicinanza, di incontro intimo e
profondo tra il Figlio di Dio e il pescatore di Galilea. E questo
accadde perché Gesù amava Pietro, lo incontrò nell’Amore, gli
parlò con il linguaggio dell’Amore, suscita nel suo cuore la fede.
Grazie all’Amore, Pietro vide in Gesù il volto di Dio. Egli non vide
la gloria di Dio, vide soltanto le reti piene di pesci. Tutti noi
possiamo vedere la gloria di Dio. E ci capita soprattutto quando 7

la nostra vita, che per un qualche motivo si era inceppata,
riprende a fluire convincente, bella, utile, abitata dai fratelli. A
quel punto, presi dallo stupore e da una ormai insperata
meraviglia, vediamo in noi un altro desiderio profondo: quello di
cadere alle ginocchia di Gesù… e di dirgli anche noi: “Signore,
allontanati da me, perché sono un peccatore!”. Occorre giungere a
questa confessione di fede, perché si possa poi conoscere il Dio
misericordioso.
Stasera il Signore Gesù sembra dire a ciascuno di noi: “Non aver
paura, abbi fiducia: la tua vita può essere utile al Padre mio.
Anche di te, io posso fare un pescatore di uomini, così come
sei!”. E noi, cosa gli rispondiamo? Avremo – stasera e sempre – il
coraggio di non scappare da Lui e di stare in ginocchio ai suoi
piedi? Signore, insegnaci a “rimanere nel tuo Amore!”. Allora non
saremo più cuori in fuga, ma figli; non più inquieti, ma nella pace;
non soltanto soddisfatti, ma felici… felici “cento volte tanto”.

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