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Scuola di Preghiera 2014-2015

Testo della lectio proposta venerdì 10 ottobre 2014

 

Riflessione SCUOLA DI PREGHIERA 10 ott. ’14
E’ BELLO PER NOI… STARE QUI.
Brano di riferimento: Mc 2,2–8
Ascoltare la Parola di Dio mediante le parole della Scrittura, non
significa soltanto prendere appunti, riflettere e pensare alla propria
vita… no!... c’è molto molto di più! Ascoltare il Signore che ci parla,
significa prima di tutto lasciare che Lui ci dica una parola importante:
“Io sono tuo”. E’ la chiave per ascoltare tutto il resto: sentire nel nostro
cuore la sua voce che ci dice: “Io sono tuo”. Forse mi sbaglio, ma
secondo me questa è una delle preghiere più belle che possiamo vivere:
ascoltare Lui che ci dice “Io sono tuo”… con infinita dolcezza, con
delicata tenacia, “Io sono tuo”; ascoltare e basta… “Io sono tuo” e basta!
E dopo un po’ che hai colto la sfida e hai aperto il cuore a queste
parole, e magari te le lasci scivolare dentro, fino in fondo, come gocce
di un’acqua pura e fresca… può nascere un miracolo: la voglia di dirgli
anche tu: “Signore, anch’io sono tuo!”. E magari prendi paura, perché –
subito – ti paiono parole troppo impegnative, che non sei abituato a
dire… ma ormai la sorgente zampilla e ti viene da dirlo ancora:
“Signore, io sono tuo”. E da ripeterlo… E ancora: “Signore, io sono tuo”.
E non puoi più farne a meno!
Qualcosa del genere avrà certo vissuto anche Pietro, nel momento
in cui dice al Signore: “E’ bello per noi essere qui”. E noi, con Lui,
possiamo adesso dire al Signore Gesù: “Signore, è bello per me essere
qui… Tu sei mio, io sono tuo. Per questo è bello per me… per questo è bello per noi essere qui”. Pietro non sa cosa dire, perché “sono spaventati”, dice il racconto di Marco (v. 6). E forse, proprio perché non sa cosa dire, gli esce dal cuore la preghiera più vera, più pura, più bella: “E’ bello per noi essere qui”. Ed è l’invocazione che ci accompagnerà lungo il cammino della Scuola di Preghiera di quest’anno.
Cerco ora di offrirvi soltanto tre spunti per la vostra preghiera personale, che potrete vivere nel momento dell’adorazione eucaristica, ma penso anche nei prossimi giorni, magari la sera, in camera vostra, da soli, davanti al Crocifisso… fino al prossimo incontro della Scuola di Preghiera.
Primo spunto:
Se leggiamo con cura il testo, balza subito all’occhio un particolare molto bello e interessante. All’inizio del brano, Marco racconta che “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli” (v. 2). Alla fine, conclude con un richiamo significativo: “E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro” (v. 8).
E’ un modo chiaro con cui l’evangelista ci dice quale sentimento abitava, in modo prevalente, il cuore di Pietro e degli altri discepoli: la paura di essere soli, la paura di rimanere soli. Il motivo è altrettanto chiaro: Gesù si stava recando a Gerusalemme, dove avrebbe “lasciato soli” i suoi discepoli. Lo aveva detto “apertamente”: “il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei
sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”. Lo aveva detto “apertamente” (8,31-32). E la paura di rimanere soli – lo sappiamo bene per esperienza – è davvero una “brutta bestia”
Vorremmo dirgli: “Signore, tu lo sai… Tante volte ci sentiamo soli, abbiamo la paura di essere soli, o addirittura di restare soli per tutta la vita?”. Nei giorni scorsi, leggendo e pregando il vangelo della Trasfigurazione, mi pare di aver ascoltato questa parola del Signore: “Tu non sei solo, mai. Non siete mai soli, perché vi ho presi con me. Anche quando non vedete nessuno intorno a voi, nessuno che vi comprenda o veda ciò che avete nel cuore… anche allora, non siete soli, ma io solo sono con voi”.
In questo modo, il Signore Gesù ci rivela un incantesimo che il Nemico, il Male, imbastisce intorno a noi, con i suoi fumi e i suoi lustrini. Prendiamo le parole che abbiamo ricordato all’inizio e proviamo a togliere tutto ciò che riguarda Gesù. Rimane qualcosa di molto diverso: “su un alto monte, in disparte, loro soli”. E ancora: “E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno con loro”. Sentite che suona diverso? E anche l’odore è diverso: sono parole che “puzzano” di solitudine, di paura, di emarginazione; possono arrivare addirittura a far sentire la caligine della disperazione… e ci viene da pensare: “non conto niente per nessuno, sono solo, nessuno si è fermato qui con me: tutti mi hanno abbandonato!”.
E qual è l’unica cosa che ti resta da fare? Chiuderti in te stesso e guardarti allo specchio. La tua immagine è l’unica bellezza che ti è rimasta. Puoi farti anche un selfie…, anche più di uno, anche cinqunta
in una giornata… ma sei sempre tu, da solo! Bello, sì, guardarsi allo specchio o farsi un selfie…, ma è una bellezza che alla fin fine diventa noiosa, asfissiante, vomitevole! (scenetta)
Secondo spunto:
Pietro esordisce con una battuta decisamente fuori luogo: “facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia” (v. 5). E’ chiara l’intenzione del giovane apostolo: fermare il tempo, “godersi” quell’attimo di eternità, quasi possedere quella inspiegabile e misteriosa gioia che come un bagliore di luce si è aperta una breccia nella fitta nebbia della sua paura di rimanere solo.
E qui la Parola del Signore per noi stasera è ancora fresca e precisa: “Non voler possedere la bellezza, non è tua! L’ho inventata io. Se resti con me, non ti mancherà mai!”.
Anche qui ormai siamo bravi a cogliere lo zampino del Nemico. Laddove gli è impossibile impedirci di vedere la luce, allora ci spinge a volerla possedere (scenetta). Ma la luce dell’Amore del Signore per te, tu non la puoi stringere tra le mani, non la puoi possedere… perché è più grande di te e la sua origine è il Cuore stesso di Dio. Sarebbe come voler possedere il vento e stringere tra le mani il profumo dell’incenso… o – ancor di più – correre per abbracciare l’arcobaleno. Non puoi, è più grande di te. Così è della bellezza dell’Amore di Dio, ma insieme della bellezza di tutte le cose e di tutte le persone. Non la puoi possedere: nel momento in cui tu pretendessi di stringerla a te, lei cesserebbe di essere. Se tu cercassi di possederla, la bellezza
diventerebbe brutta… e ti ritroveresti a mani vuote. Puoi invece lasciarti affascinare da lei, lasciarti innamorare da un “amore bello”, lasciarti chiamare dal Signore ad un compito preciso per la sua Chiesa. Puoi lasciarti coinvolgere e avvolgere in un abbraccio che vorresti non finisse mai, per poterti “godere” quell’attimo di eternità. Perché la bellezza non è una questione di occhi, ma di cuore. Se tu ami, ogni cosa ti dona la sua bellezza, ogni persona la sua luce… se non ami, tutto è brutto ai tuoi occhi!
Terzo spunto:
Abbiamo già notato come Pietro, vorrebbe fermare il tempo, per “godersi” quell’attimo di eternità. Eh, il Signore sta giocando un po’ “pesante” con noi stasera. Dice Marco che Gesù “fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime” e aggiunge: “nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche” (v. 3). E’ un modo gentile e figurato per dirci: “cari amici, quello che accadde in quel momento fu una cosa ‘d’altro mondo’”. Davvero! Sempre l’agire di Dio Padre nella persona del suo Figlio Gesù è cosa “d’altro mondo”… Sì, perché ha dell’incredibile. Tutto ciò che Dio fa, tutto ciò che propone e tutto ciò a cui ti chiama, ha dell’incredibile, appare ai nostri occhi come “impossibile”. Le parole e le proposte di Dio, tu non riesci a capirle, ma soltanto a sentirne la bellezza e dici: “Che bello!”… e non con gli occhi, ma soltanto con l’amore del tuo cuore.
Allora diventare preti e consacrarsi al Signore ha dell’incredibile…, ma per questo è bello! Sposarsi e diventare papà e mamma, certo, ha
dell’impossibile, ma è bello! E resta incredibile, un po’ come partire per la missione… incredibile, ma bello! Bello, proprio perché è incredibile e ha dell’impossibile. Ben a ragione, allora, Marco racconta: “Venne una nube che li coprì con la sua ombra…”. E’ un po’ come la luce diffusa che spunta dietro l’altare e va su, sopra le nostre teste: è bella perché non la vediamo, ma essa ci illumina.
Così è Dio: bello! E belli sono i suoi pensieri di Dio, belle le sue parole… belle perché non le senti, ma esse sole ti riempiono e ti abitano. Bella… bellissima è la Vita di Dio: tu senti di non viverla se non “a gocce”, ma essa è eterna, perché la sorgente da cui sgorga non si esaurisce mai. Bella… bellissima è la Vita di Dio! Perché essa è “felicità profonda”; è “qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale ci sentiamo spinti”… perché la desideriamo più di ogni altra cosa. La Vita di Dio è “come un momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia”.
Pietro, tutto questo lo ha visto in Gesù trasfigurato, lo ha ascoltato nelle parole del Padre, lo ha desiderato… e per lui è stato bello. “Anche noi, Signore, vorremmo dirti stasera: è bello per noi essere qui… con te, che sei ‘il più bello’ (cf. Sal 45,3)”.

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