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20190630 XIII Tempo Ordinario C

Lc 9,51-62

In ogni cultura non esiste discepolo che non coniughi il verbo “seguire”. Spesso però il discepolo di Gesù è uno che è chiamato a seguire, che viene sorpreso da un imperativo che lo sorprende e lo coinvolge, è uno che non se l’aspettava che la chiamata fosse proprio per lui. Ma seguirlo perché? In questa domenica veniamo a sapere solo due cose.

Innanzitutto Gesù va verso Gerusalemme e in questo cammino egli precede tutti, ponendosi come guida da seguire. Gerusalemme è il luogo decisivo per la fede in Dio: in Gerusalemme Dio si manifesterà una volta per tutte come il Salvatore, come un Dio sorprendente ma affidabile fino alla morte, fino alla Risurrezione! Ecco perché solo lui è colui che occorre seguire per mandare ad effetto il migliore me possibile, "non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati" (At 4,12). La salvezza è centrare la vocazione che Dio ha in serbo per me: quello sarà il migliore me possibile. 

Arrivare a Gerusalemme significa poi, iniziare il Regno: quella con-cittadinanza di tutti coloro che vogliono essere salvati dal Signore e credono che questa sia la mèta di ogni cammino umano, l’unica felicità vera e da condividere con gli altri, ed un obbiettivo che si può raggiungere solo seguendo “uno che ne sa”.

Nel Vangelo c’è una caratteristica che sembra lasciare i tre potenziali discepoli nell’ombra del fallimento: nessuno agisce al presente, nessuno segue “subito” Gesù, nessuno di fatto si fida davvero. La scelta di seguire, sebbene debba essere meditata, esige uno slancio particolare. Tutti gli apostoli, Maria, i profeti e patriarchi nella bibbia mostrano la prontezza di voler seguire il Signore, il fidarsi della sua Parola più che delle proprie capacità. Tutti dicono “eccomi”, anche se poi questo percorso necessita di tempo, di pazienza, di passaggi angusti, rallentamenti, cadute o affondamenti. Ai quali peraltro non viene mai a mancare una parola di Dio che conforti e ridoni coraggio. Essere discepoli è un qui e adesso, una scommessa e un gettarsi con decisione. Si può essere al limite discepoli dell’ultima ora, mai discepoli del giorno dopo.

Una sana riflessione è necessaria; un discernimento e una guida spirituale sono irrinunciabili strumenti per non squalificare Dio dal suo Primato e trovare poi mille scuse politicamente corrette per dirgli “no grazie, posso salvarmi da solo”.

Padre, tu non sei un Dio frenetico:
non ti lasci prendere dall’agitazione
di chi è in perenne lotta con il tempo.
Regala qualche sosta al tuo popolo
perché si fermi sotto la tua «nube »
per riassaporare, nella gratitudine,
la freschezza della tua ombra
e ritrovare l’agilità di un buon passo
sulla strada che ancora ci resta da fare.
Nella tua tenerezza, tu non sei avaro
di ristoro e di pace per quanti ami.
Quando ci fermiamo per pigrizia,
per incapacità o per colpa, la tua nube
sosti sul nostro capo e resti con noi
finché ci rialziamo di nuovo.
Mandaci la brezza leggera dello Spirito,
che offre suggerimenti interiori
produce mentalità senza ricorrere alla forza
e spinge al cambio senza creare traumi.
(don Tonino Bello)

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