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20190428 II Pasqua C

 

Gv 20,19-31

Raccontandoci le due apparizioni di Gesù nel Cenacolo, a otto giorni di distanza una dall’altra, l’evangelista Giovanni si sofferma a ripetere che il Risorto “entrò a porte chiuse e stette in mezzo a loro”.

Entrare a porte chiuse sembra un gesto decisamente scortese. Lo aveva detto Gesù stesso qualche tempo prima: “Chi non entra […] dalla porta, ma vi sale da un’altra parte è un ladro e un brigante” (Gv 10,1). Se volessimo applicare queste sue parole a quello che Lui stesso fa, potremmo dire che anch’egli si è comportato da ladro, e continua a farlo: entra, infatti, nella nostra vita forzando la nostra volontà di farlo entrare, rubandoci la libertà di decidere se, come e quando accoglierlo o rispondere a quanto ci chiede.

Molti percepiscono in tal modo la presenza del Signore Risorto e finiscono per nascondere le proprie paure o i propri dubbi sulla possibilità che il Signore li stia chiamando ad una speciale consacrazione dietro all’accusa di una invasione di campo da parte sua, dietro alla rivendicazione a seguire la propria libertà, facendo quello che si vuole o ci si sente.

Ma potremmo pensare anche diversamente! Potremmo, infatti, immaginare che il venire “a porte chiuse” ci mostri la tenace e ferma volontà da parte del Signore di farci toccare con mano, come con Tommaso, la grandezza del suo Amore misericordioso. Egli desidera che nessuno sia escluso dalla sua Misericordia e per questo, se anche il nostro cuore fosse chiuso, stanco, freddo… Egli viene lo stesso, in punta di piedi, e prima ancora di chiamarci, ci ama con tutto l’Amore che gli è possibile, ci ama mostrandoci la sua Passione per noi, passione di cui porta permanentemente i segni sul suo corpo di Crocifisso Risorto.

Ed è amandoci che ci chiama, ed è amandoci Lui per primo e così tanto che scatta in noi la consapevolezza di essere chiamati a corrispondere ad un Amore così grande: una risposta che può essere solo libera e volontaria, perché nasce per amore, dall’esperienza di sapersi tanto amati!

E forse non è poi così male che questa partita della vita si possa giocare anche “a porte chiuse”. In fondo, anche se fuori c’è tanta gente che fa il tifo per te e ti aspetta, l’incontro si gioca a tu per tu: tu e Lui, tu discepolo e figlio chi-amato e Lui, “tuo Signore e tuo Dio”.


Vieni a porte chiuse,
o Signore Risorto,
entra pure nella mia vita:
non occorre che bussi o apri la porta.
Vieni a porte chiuse,
te lo chiedo con tutto il cuore.
Tranquillo, non mi sono arreso fatalmente alla tua volontà,
nemmeno ho rinunciato alla mia libertà…
Ti prego di venire a porte chiuse
perché ho capito che solo così
tu puoi mostrarmi che la tua infinita misericordia
viene prima di ogni mia paura, dubbio e peccato…
perché solo così io posso sentirmi avvolto dal tuo amore misericordioso.
Vieni a porte chiuse,
perché io non possa vantare meriti nei tuoi confronti
ma la mia sola gioia sia di sapermi amato e chiamato da te,
mio Signore e mio Dio.

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