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LettVoc Qu5

Gv 12, 20-33

Una mamma che mentre è incinta di suo figlio, scopre di essere gravemente ammalata e contrariamente al parere dei medici, sceglie di tenere il bambino, di portare a termine la gravidanza e di mettere così a repentaglio la propria stessa vita … che logica è?

Un giovane di belle speranze, che sceglie di non avere una moglie e dei figli suoi, per donarsi totalmente al Signore e diventare prete in questo mondo distratto … che logica è?

Una donna minacciata di morte per la sua fede, alla quale vien fatta la semplice proposta di cambiare religione, e come ricompensa una vita tranquilla, ma che invece preferisce restare in prigione fedele al suo Dio, disposta anche a morire … che logica è?

È la logica del seme, gettato per terra a marcire, che si affida alla terra e sa che nel suo marcire è nascosto il segreto della fioritura. È la logica di Gesù. Una logica che nei libri di logica non viene spiegata, che nessun sillogismo può dimostrare, che nessuna equazione può rendere sensata.

È la logica del perdere se stessi, per ritrovarsi. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Tradotto con un linguaggio più moderno, potrebbe suonare così: chi tiene stretta a sé la propria esistenza e si chiude all’amore, finisce per restare soffocato dentro a quell’involucro che si è costruito. Chi invece, prima di pensare alla propria sopravvivenza, si lascia interpellare dalle attese e dalle domande dell’altro, dell’altro che è mio amico, dell’altro che è il mio nemico, dell’altro che è uomo, dell’altro che è Dio stesso, allora vive.

Scegliere di morire per poi vivere. Scegliere di marcire per poi rifiorire. È una logica strana, Signore. Qui si scommettono cifre importanti, le cifre del nostro destino. È un rischia tutto che ci mette in crisi, mentre già intravediamo la sagoma del Calvario sullo sfondo dei prossimi giorni! Ma tu ci inviti a vedere anche oltre, ai campi che biondeggiano di frumento dorato e ad un raccolto sovrabbondante che chiede però anche il nostro umano marcire.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,

senza di te non ho alcun bene».

 

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;

anche di notte il mio cuore mi istruisce.

 

Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

 

(dal Salmo 16)

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