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20190623 Corpus Domini C

Lc 9,11-17

Possibile che i libri di storia non ricordino questo evento eccezionale? Secondo la redazione del vangelo di Luca e di Giovanni, la moltiplicazione del pane avviene una sola volta nella vita di Gesù. Forse tutti quelli che non c’erano, avranno come sempre succede, messo in dubbio l’evento con quello scetticismo tipicamente umano: “se non vedo non credo”.

Sono convinto che in realtà Gesù abbia raggiunto il suo vero scopo. Il miracolo non stava nel dare da mangiare a 5000 uomini, ma nel coinvolgere i discepoli, altri uomini, in una inedita relazione fraterna-familiare con Dio. Chi mangia lo stesso pane è un compagno, uno che ho vicino e mi sostiene almeno quanto il pane che mangio.

Gesù è riuscito a moltiplicare il desiderio e lo stupore di partecipare all’amore di Dio, a lasciarsi coinvolgere da un Dio coinvolto, per amore, in tutti i bisogni dell’uomo. Non un estraneo ma uno che ti offre il suo stesso pane, cioè se stesso.

Dunque il cibo più buono da mangiare non è quello che sazia lo stomaco, ma quello che sazia il bisogno di essere insieme a condividere il desiderio di senso e di gioia che è nel cuore di ognuno. Quel pane che pur semplice, condividi con il compagno “di cordata” ha un valore aggiunto irrinunciabile, una volta che lo hai provato.

Deve essere stato bello trovarsi coinvolti in un miracolo così lampante, senza averne alcun merito, né alcuna bravura particolare. Immagino lo stupore dei discepoli, le loro comprensibili attese di potere e guadagno imprenditoriale a fronte di uno sguardo di Gesù semplice ed evangelicamente furbo: il miracolo della moltiplicazione del pane si sarebbe capito solo ogni volta che qualcuno avesse dato qualcosa di se stesso gratis.

I discepoli gratuitamente hanno ricevuto e gratuitamente hanno donato, partecipando della stessa gioia di chi riceveva il cibo, e di Gesù, contento di mostrare il vero volto di Dio per il quale dare la vita non è un modo di dire, ma un fatto fragrante come il pane.

La vita del cristiano è segnata, sostenuta e plasmata dal pane spezzato, ricevuto e distribuito. Questo è vero soprattutto per il prete, pieno di stupore per il pane che ad ogni Messa gli è posto tra le mani perché lo benedica, lo spezzi e lo distribuisca. È l’Eucaristia! Non possiamo proprio fare a meno di questo Pane! Non possiamo fare a meno di chi lo benedice e lo spezza con la gioia e la trepidazione dei primi apostoli.

No, non è rimasta fredda la terra:
Tu sei rimasto con noi!
Che sarebbe del nostro vivere
se i tabernacoli non ti portassero?
Tu hai sposato una volta l’umanità
e le sei rimasto fedele.
Ti adoriamo, Signore,
in tutti i tabernacoli del mondo.
Si, essi sono con noi, per noi.
Non sono lontani come le stelle
che pure tu ci hai donato.
Dovunque possiamo incontrarti:
Re delle stelle e di tutto il creato!
Grazie, Signore, di questo dono smisurato.
Il Cielo s’è rovesciato sulla terra.
Il cielo stellato è piccolo.
La terra è grande,
perché essa è trapunta dovunque dall’Eucaristia:
Dio con noi, Dio fra noi, Dio per noi.
(Chiara Lubich)

 

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