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2015 01 CardStella

Nella homepage un'istantanea del vescovo Eugenio nell'ultima Celebrazione Eucaristica da lui presieduta nel nostro Seminario il 30 ottobre del 2013 per l'anniversario della Dedicazione della Cappella del Sacro Cuore. Qui, invece, con tutto il Seminario al termine del pranzo con il card. Stella e il vescovo Corrado, nella festa di San Tiziano del 2015.

 

Nella sera di giovedì 7 maggio mons. Ravignani, per 14 anni pastore della nostra Chiesa Vittoriese e guida - paterna e sapiente - del nostro Seminario, è entrato per sempre nel "giorno luminoso" (così come ricordava il suo motto episcopale) del Signore Risorto.

Lo vogliamo ricordare riproponendo l'omelia da lui stesso tenuta domenica 14 febbraio 1988 in occasione della consacrazione del nuovo altare della Cappella del Sacro Cuore, al termine dei lavori di restauro e di adeguamento liturgico, secondo le norme del Concilio Vaticano II: un'opera che egli promosse fin dal suo arrivo in diocesi e che coronò i festeggiamenti per i 400 anni del nostro Seminario (1587 - 15 febbraio - 1987).

UN ALTARE NUOVO PER OFFRIRCI CON CRISTO

Omelia del vescovo mons. Eugenio Ravignani
alla consacrazione del nuovo altare
nella restaurata Cappella del Sacro Cuore

Vittorio Veneto, Seminario Vescovile - Domenica 14 febbraio 1988


1. Nella preghiera per la consacrazione del tempio, Salomone si chiedeva: «Signore, Dio del cielo e della terra, i cieli non ti possono contenere. Come potrà essere questa casa la tua dimora? Come potranno queste mura accogliere la tua presenza?» (cfr. 1 Re 8, 27). Pensavo a questa espressione, fratelli e sorelle mie, e la volevo cambiare così: «Le pareti di questa chiesa a Dio dedicata non riescono a contenere tutti voi e l'amore della nostra Chiesa per il suo Seminario; non riescono a raccogliere tutti i desideri, gli affetti, le speranze e le attese». E ne ho ringraziato il Signore, e lo lodo e lo ringrazio e lo celebro con voi. 

La presenza di tanti confratelli sacerdoti, la presenza dei sacerdoti impegnati nell'educazione dei giovani alla vita sacerdotale, la presenza vostra, sorelle e fratelli, è per il Vescovo e per tutti un segno che edifica e un gesto che commuove. Grazie, grazie a voi dal profondo del cuore. 

Mons. Rettore ha avuto la bontà di dire che io porto un nome. Avessi il cuore di colui di cui porto il nome! Ma siccome quel cuore grande non ce l'ho, perché non riesco ad amare questo Seminario come Mons. Eugenio Beccegato lo ha amato, ho voluto che almeno un segno di lui fosse presente: ho messo al dito, per questa celebrazione, il suo anello episcopale, che a me fu donato e forse avrà usato quando nel 1926 ha consacrato questa chiesa di cui oggi io consacrerò l'altare rinnovato. E' una presenza cara quella di Mons. Beccegato: non solo nelle mura di questo seminario, non solo nell'audacia che egli ha avuto dicendo: «Recedant vetera nova sint omnia» (tutto ciò che è vecchio lasciamolo da parte, tutto diventi fresco e nuovo), ma anche nei cuori di tanti preti che da lui, per mezzo dell'imposizione delle mani e il dono dello Spirito, hanno ricevuto la grazia del Sacerdozio.

2. Ma fare memoria è anche celebrare le meraviglie e le cose grandi che Dio ha fatto per noi. La prima lettura (Ap 8, 3-4) parla dei profumi che salivano a Dio dall'altare come preghiera, ed erano un modo per dire al Signore tutta la gratitudine. 

Penso a tutte le liturgie celebrate in questa chiesa e ai Vescovi santi che hanno voluto questo Seminario: dal primo, Marcantonio Mocenigo 400 anni fa, fino a colui che ha avuto dal Signore una grande sofferenza perché la luce degli occhi gli si era spenta, ma non la fiamma del cuore, Mons. Cunial. E vorrei ricordare quelli che più per questo seminario hanno vissuto ed amato. Un Vescovo che resta nella storia è Mons. Caroli; un Vescovo che rimane nel cuore è Mons. Caron; un Vescovo che rimane nelle pietre è Mons. Zaffonato; e un Vescovo che è ancora per noi tutti un esempio di vita sacerdotale e che ha formato i giovani preti subito dopo la bellezza della primavera del Concilio è il nostro Papa Luciani. Vorrei ricordarli tutti e associare a questa memoria anche quella di un Vescovo che per poco tempo fu tra noi, ma fu il primo artefice di quei documenti che regolano ancora oggi la formazione dei sacerdoti nella Chiesa che è in Italia: Mons. Giuseppe Carraro. 

Accanto a loro c'erano sacerdoti i cui nomi dovremmo conoscere e ricordare: da Mons. Eugenio Granzotto che era Rettore quando questa chiesa fu aperta, agli altri Rettori ed Educatori che si sono susseguiti. Perdonatemi se non faccio i nomi di tutti: lascio al Signore ricompensarli, come li ha già ricompensati nella gloria dei santi, o come li vorrà ricompensare. E qui voglio esprimere pubblicamente la gratitudine della nostra Chiesa ai sacerdoti, alcuni sono qui presenti, che per il Seminario hanno lavorato e sofferto, perché hanno amato.

3. Mi è sembrato di dover ripensare anche alla seconda lettura (1 Cor 10, 16-21). È bello trovarci attorno all'unica mensa del Signore! L'altare è la mensa del convito e il luogo del sacrificio. Ma chi è che su questo altare si sacrifica e si immola? È Lui, Gesù, il Cristo vivente, Colui al quale noi oggi rivolgiamo ancora una volta questa preghiera semplice, convinta, sincera: Signore, non essere Tu solo ad offrirti su questo altare, prendi anche me, offrimi con Te. Io altro non voglio se non che Tu mi faccia con Te, per amore, immolato su questo altare. E perché Tu possa fare così, io ti prego Signore, stendi anche su di me, come hai fatto sul Vescovo e sui sacerdoti, le mani del successore degli Apostoli, perché solo se divento sacerdote con Te io posso diventare offerta con Te. 

Vi guardo, vi vedo, vi voglio bene, vi penso e per voi prego. Condividete questa preghiera con me, cari amici miei, alunni del Seminario. Dite al Signore che vi ha scelti per l'altare, che vi offra con Lui. Non dimenticatevi di offrirvi con Lui. Dite che un giorno le vostre mani possano offrirLo e insieme con Lui offrire voi stessi. Chiedete con me che il dono dello Spirito vi faccia diventare offerta sull'altare e sacerdoti che offrono Cristo e se stessi per i fratelli. E così diventerete - e anche questo è un grande desiderio - gli uomini che attorno all'unica mensa raccolgono gli altri come fratelli. È bello stare attorno all'unica mensa! È bello dire: Questo Corpo di Gesù che noi riceviamo, questo Sangue suo che entra nella nostra vita, fa' di noi un cuore solo, fa' di noi un'anima sola con Lui. Così noi oggi preghiamo.

4. Però vorrei dire, specialmente a voi, amici miei, ancora una parola. È stato scelto un testo dal Vangelo secondo Matteo (5, 23-24). Noi andiamo ad offrirci sull'altare, ma forse qualcosa dentro di noi ci lascia un po' inquieti, ci mette un po' di turbamento, ci fa soffrire. Non perché abbiamo qualcosa verso qualche fratello, ma magari perché qualche fratello, forse, si sente a disagio con noi. Fate di questo altare, nel sacrificio di Gesù, il luogo della riconciliazione, il luogo dove l'unità si ricrea perché tutti desideriamo di poter essere un cuore solo. È quello che il Signore ha voluto dirvi attraverso la sua parola per la prima volta proclamata da questo ambone.

Ma, se tutto questo è bello, credete che il Signore, che ci ha donato questa giornata, non sia capace di rendere ancora più bella questa chiesa, perché farà di noi tutti, del cuore di ciascuno, la sua dimora? S. Gregorio Magno si domandava: «Ma che cosa è l'altare? L'altare sono le anime di coloro che conducono una vita retta. Perciò diciamo che l'altare è il cuore dei santi». Mi auguro, e vi auguro, che mentre entrate in questa chiesa, dove Gesù è presente e vivo nell'Eucaristia, dove Gesù si offre e voi con Lui vi offrite nel sacrificio, possiate pensare sempre così: L'altare di pietra è qui, ma l'altare sono io, l'altare è il mio cuore. Perché Lui, il mio Dio, vive in me sempre, perché io lo amo e Lui mi ama e il Padre il Figlio e lo Spirito hanno fatto di me il loro tempio, la loro casa, la loro dimora per sempre.

5. So, amici carissimi, che sul Seminario ci sono tante attese, so che questa chiesa dovrà essere non solo così colma di tante persone che amano e pregano, ma riempirsi di giovani che desiderano continuare il ministero sacerdotale che noi a loro lasceremo e che il Vescovo, con l'imposizione delle mani, a loro trasmetterà. Non è possibile concludere questo nostro momento di riflessione senza dire grazie a Dio per quei segni che qua e là, stanno affiorando, come germoglio che crescerà e darà nuova e meravigliosa fioritura a questa nostra Chiesa, per la quale vogliamo vivere e morire. Non possiamo non ringraziare il Signore di tanti giovani che stanno pensando: «Signore, se tu vuoi, io vengo. Vengo ad offrirmi con Te per fare la volontà del Padre; vengo a fare della mia vita un profumo che salga a Te; vengo per donarmi con Te per i fratelli; vengo. Voglio vivere con Te ed essere con Te salvezza, gioia e grazia per i fratelli».

Così noi oggi insieme preghiamo, meditiamo, ringraziamo e celebriamo la bontà del Signore, che qui ci ha voluti, che qui ci ha chiamati, che qui ha voluto che ci fossi anch'io con voi.

6. E lasciatemi dire che non posso dimenticare la generosità di questa Chiesa vittoriese. È ancora nei miei occhi e nei miei ricordi la sera in cui sono entrato la prima volta in questa chiesa, nei banchi, là, in fondo; ho visto tanti alunni del seminario e mi sono trovato quasi sperduto, eppure accolto con amore. Non posso dimenticare che il Signore è stato buono a farmi fare quell'esperienza tra di voi allora! Mai avrei pensato che oggi sarei tornato in questa chiesa a consacrare me stesso su questo altare che nel nome del Signore, e con l'unzione dell'olio santo del crisma consacro, perché la nostra comunità cristiana qui trovi ed abbia sempre il suo cuore.

da «Bollettino Ecclesiastico della diocesi di Vittorio Veneto», 1-2 (1988), pp. 102-105.

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