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“Nostro figlio l’anno scorso ci aveva chiesto di entrare in Seminario, ma noi gli abbiamo detto di aspettare un po’”. “Mio figlio ha già deciso di fare questo passo. Ora siamo qui per poterlo aiutare… vedremo!”. Non è cosa di tutti i giorni ascoltare frasi di questo tipo. Anzi, è più facile sentire che i genitori dei nostri ragazzi e adolescenti parlino tra loro dei problemi legati al rendimento scolastico dei figli, più spesso dei loro successi sportivi o degli impegni legati al corso di violino o pianoforte. Eppure può capitare… anzi, per fortuna capita ancora!

            Qualche settimana fa – precisamente la sera della vigilia di S. Tiziano – abbiamo offerto ai genitori dei ragazzi che partecipano all’iniziativa Seminario open day, la possibilità di condividere insieme ciò che essi stessi vivono rispetto alle domande vocazionali dei loro figli. Pensieri del tipo: “mi piacerebbe conoscere la vita dei seminaristi”, “potrei fare l’esperienza del Seminario minore” oppure “io avrei deciso di entrare in Seminario” o ancora “io, prete, no!”. La serata si è rivelata molto semplice nella sua forma, seria nei contenuti, “toccante” nel sentimento che ci ha accomunati tutti. C’erano amore e passione in ciò che ci siamo detti. Voglia di aiutare i “nostri” figli a fare le scelte giuste, a poter realizzare i desideri veri e profondi che portano nel cuore, ad entrare in Seminario, se questo è ciò che sentono come buono e bello per la loro vita.

            “Ma in seconda media non è ancora pronto per una scelta di questo tipo!” si potrebbe obiettare… e non senza ragione. Ma la ragione non sta soltanto da una parte e spesso non ha tratti così definiti come quelli che noi vorremmo attribuirle. E’ ragionevole che un ragazzo possa attendere qualche anno prima di fare la scelta di entrare in Seminario, soprattutto se è ancora molto giovane. Ma non è meno ragionevole che i suoi genitori accolgano con serietà e fiducia il desiderio manifestato e lo aiutino a prepararsi ancor meglio alla scelta da lui prospettata, magari anche lasciandosi aiutare dagli educatori del Seminario. E’ ragionevole che i genitori si preoccupino che la scelta del figlio sia serena, autentica, per quanto possibile matura. Non lo è invece l’atteggiamento di chi permette ai propri figli di fare qualsiasi esperienza, perché “è necessario che faccia le ‘sue’ esperienze nella vita”, salvo poi mortificare il suo germinale desiderio vocazionale sfidando le sue inevitabili e iniziali incertezze, con frasi del tipo “Ma sei proprio sicuro? Mmmhhh… sta’ attento!”. E questo purtroppo non capita così raramente.

            La condivisione di quella vigilia di S. Tiziano ha di che essere istruttiva in merito al compito di preti, educatori e genitori nell’educare alla “vita buona del Vangelo”, cui è legata la questione della risposta alla chiamata di Dio… in ogni caso, anche quando il suo Amore chiama al sacerdozio e alla vita consacrata!

 

don Gianluigi Papa

con l’équipe del Seminario

 

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